Esposizione di opere fotografiche e Performance di Contrabbasso solo di Antonio Mercurio
Com’è e dov’è il vuoto? Lo sentiamo nell’urgenza di ricercare il movimento, sollecitati dallo scarto a sua volta generato dall’incontro fra immagini e musica. Lo spettatore pur in una situazione di stasi, pervaso dalla sensazione di trovarsi immerso in un’ampolla priva di ossigeno, deve individuare un proprio percorso. La musica crea continuamente situazioni spaziali per muoversi, con il supporto dell’armonia che ne sta a disegnare le piattaforme delimitando i luoghi, proprio come quelli di uno spazio fisico. Così nel progetto che lega -in un certo senso concerta-questo con lo spazio sonoro, risulta centrale sollecitare l’esigenza di poter ricercare percorsi. E i luoghi da dove partire attuando un’azione di recupero di una memoria che è quella del tempo, sono appunto i vuoti . Se nel cuore di una città abbiamo voglia di perderci, in quanto sappiamo ritrovare la strada, questo non succede quando non emergono punti di riferimento.
Similmente se suono Bach, so che si avrà un determinato andamento armonico. Qui è facile muoversi, sapere cosa succede dopo quelle note, non tanto perché le conosco ma perché me l’aspetto. Invece il non sapere cosa ci accade, crea incertezza e difficoltà di ascolto. Come essere avviluppati in vuoto spaziale, è quanto ci trasmette una certa musica. Confrontiamo i Ricercari (fughe) di Gabrielli con quelli di Philip Glass: questi non offrono alcun tipo di indicazioni se non un numero di metronomo all’inizio. Senza le note sarebbero pagine bianche all’interno delle quali il solista ricerca un andamento, una tessitura sonora, un’articolazione.
Le immagini riproducono luoghi-non luoghi per i quali la musica di Glass o anche quella di Luciano Berio si spinge oltre il tempo/istante che rammenta i monumenti connotando il centro città (tale la musica d i Bach) per recuperare e celebrare invece l’assenza che definisce lo spazio lontano da un centro.
Si deve tener conto anche della paura di creare dei percorsi, della profonda incertezza: anche perché non sappiamo se li vogliamo imboccare. E questo è già un percorso, come lo è il porsi semplicemente la domanda. Tuttavia una volta imboccata la strada, può anche succedere che nel mezzo di un deserto prevalga sulla paura di smarrirsi, l’appagamento nel poter godere della propria libertà. Il vuoto assoluto del deserto ci regala la libertà ci poter ricercare senza i timori di sbagliare o di aver fatto la scelta errata.
Dove è costruito troviamo la costrizione dettata delle vie che siamo condizionati ad imboccare. Dunque dalle mancate libertà, si generano altre incertezze.
Testo di GIULIA BASSI
GABRIELLI // RICERCARE 1 (1689)
GABRIELLI // RICERCARE 7 (1689)
BACH // PRELUDIO SUITE NO.1 (~ 1720)
EMIL TAVAKOV // MOTIVY (2005)
MOZHGAN CHAHIAN // OPERA ORIGINALE
PHILIPP GLASS // SONG IV (2007)
PHILIPP GLASS // SONG III (2007)
PHILIPP GLASS // SONG VI (2007)
LUCIANO BERIO // PSY (1989)
VIRGILIO MORTARI // FOGLIE D’ALBUM (1977)
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